Pubblicato il Calendario Corse Cabernet Runners !!!!

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CABER-CALENDARIO ENO-GASTRO-PODISTICO 2012

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20 aprile 2010

TCE: è vendemmia fruttuosa per i Cabs sui colli padovani

Le divise nero-zucca spopolano dentro e fuori la gara: moda passeggera o fenomeno di massa?

Pure alla TCE, soprattutto alla TCE: i Cabernet Runners superano ogni limite e si impongono, per lo meno quanto a numero presenze e popolarità, nella corsa che considerano di casa: quale se non una corsa che si svolge tra le ricche colline padovane che tanto fruttuoso e prelibato alcol etilico producono per le tavole di mezzo Veneto? Peccato che tali colline nascondano insidie fuori dal comune per un podista: 2750 metri di dislivello, passaggi da ferrata con cordine e moschettoni, canaloni di fango preparati scrupolosamente nottetempo con materiale proveniente dall’ocra di Roussillon, famoso per far presa con le suole delle scarpe meglio del cemento a presa rapida, rinfreschi scarsi per portare più rapidamente a una crisi di fame e pendenze da paura che solo i vulcanici Euganei possono “regalare” (sì, ma Natale xè pasà da un toco, xio ganea!). La traversata dei colli Euganei è tutto questo e molto altro: detta impropriamente Trans-euganea, richiede invece coraggio e forza di uomini da cima a fondo, non da chi mescola acqua e vino per intenderci.
I Cabs schierano un esercito d’assalto ai nastri di partenza: 100Jac nel tentativo di fare il solito filotto di titoli vinti a fine anno, StoppaRO che quest’anno intende arrivare per tempo ad un possibile pranzo al Vecchio Tram, Anatoli Borelj che vuole provare l’emozione di sporcarsi di fango per la prima volta, Daniela Tergat la solita apripista in campo femminile che vuole tracciare la strada per il gentil sesso e Beep Beep Beordo alla ricerca di una sua nuova dimensione, la quinta, ma sprovvisto ancora delle equazioni che la descrivano. Le defezioni sono comunque importanti, ma passeranno in secondo piano a fine giornata: Polbot, che ha giurato di fare la TCE solo quando sarà sicuro di finirla sotto le 4 ore, Viagem Malone, rapito dagli studi umanistici della compagna, perso da mesi nei famigerati “ozi di Capua”, e Nick Tyson, che ha smarrito uno dei suoi “componenti” chiave, il famigerato alluce de Dios, ma che in futuro potrà sicuramente vincere ogni competizione riservata alla categoria dei tetradattili.
La partenza della gara fa subito capire come, più che la condizione di forma, conti l’esperienza in questa corsa: StoppaRO e 100Jacq, memori dello scorso anno, arrivano all’alba del giorno prima per essere sicuri di partire tra i primi, montano i gazebo della direzione gara, della croce verde, della divisione cronometristi, del signor Millefiori, famoso produttore di miele degli Euganei e ovviamente dei mitici Cabs, e grazie a questa accortezza riescono a passare per primi un difficile passaggio tra le rocce, che causerà code chilometriche nella pancia del gruppo che nemmeno il primo agosto sull’AutoBrennero ci si aspetterebbe.
Da parte loro invece, gli altre tre Cabernet decidono di prendersela più comoda del previsto, con una scelta di approccio alla gara nelle ultime ore che ha quanto meno del discutibile: pettorali disseminati in giro per la pianura padovana, giri a vuoto tra Mestrino e Villa di Teolo in attesa del momento più propizio per presentarsi alla partenza, incapacità del Borelj di distaccarsi dalla moglie prima del cimento, moglie che però avrebbe continuato a dormirsela di brutto se non fosse stata svegliata dai gemiti del nostro Anatolj, bloccato tra porta e cancello, interdetto tra l’amore e il sudore, tra l’ozio e la fatica. Fatto sta che i tre arrivano alla partenza stanchi come avessero già fatto una maratona; il blocco di mezz’ora di fronte al passaggio sopra descritto fa il resto: solo Tergat e Borelj faranno corsa insieme, gli altri si distribuiranno lungo il percorso nel seguente modo: 100Jacq in fuga a testa bassa, come un cinghiale “stimolato” opportunamente da StoppaRO che lo invita a seguire ogni forma di lepre umana gli passa davanti; ad un colle di distanza StoppaRO, pure lui a testa bassa ma non sufficientemente per evitare un ramo e una craniata pazzesca a Villa Beatrice, nota peripatetica del ‘700 dell’area di Cinto Euganeo “ricca di beltade et formosa, che facea girar la testa e mirar le stelle agli uomini che le volgean lo sguardo”, come ci ricorda il Goldoni, altro “mona” o meglio “goldon” che sbattè la testa sui rami in discesa dal Monte Fasolo; ad inseguire Beep Beep, accodatosi prudenzialmente alle lepri delle 7 ore, saprà fare corsa regolare e quasi raggiungere uno dei due compagni di fuga; a chiudere il duo Tergat-Borelj preoccupati principalmente che i compagni di squadra finiscano tutto il ben di Dio che li aspetta al traguardo.
Eggià, perché il resto del gruppo si è adoperato per garantire lo spettacolo anche fuori gara: a partire dalle 11.30 infatti i vari MPM, Lucy with diamonds, Viagem Malone, Tyson family, 100Jacq family, Angela StoppaROva e la legal assistant nonché health assistant Sabrinik si sono avvicendati per animare la piazza di Villa di Teolo, tenendo alto lo spirito dei parenti in attesa dei propri beneamati in corsa e dei corridori stessi, stravolti dalla massacrata, ma ancora lucidi per chiedere un rosso e un fià de soppressa e brindare col nettare offerto dai Cabs! Nel delirio di massa di questa ubriacatura collettiva, alcuni episodi alquanto singolari possono forse essere spiegati: come la maratoneta che all’arrivo ad ogni cabernet incontrato si rivolge con un “Doctorlukash!”, quasi ad indicare “la parte per il tutto”, esempio vivente di sineddoche! O la strana asta scatenatasi sulle magliette, usate e sudate, dei Cabs esposte allo stand: pare che quella di allenamento di StoppaRO sia stata quotata pari a 10 Mizuno nuove di palla.
I nostri eroi in corsa nel frattempo arrivano ad affrontare l’ultimo terrrrribile ostacolo, il Muuuur dei colli Euganei: il Monte della Madonna. Esso è preceduto da una parte del percorso meno impegnativa, caratterizzata dal rinfresco del “Pian del riposo”, toponimo quanto mai azzeccato, che consente di contemplare la bellezza di questi luoghi così ameni e silenziosi, nonostante l’elevata antropizzazione: il Passo del Vento, le pareti di trachite di Zovon, le cascate di Schivanoia: vento, acqua, roccia si alternano a commuovere l’atleta-pellegrino…ecco, all’attacco del Monte della Madonna, tale pellegrino si trasforma nel più becero bestemmiatore di bar di Solesino, la commozione lascia posto alla fatica prima, alla rabbia poi, alle allucinazioni alla fine, alle visioni al culmine, per cui i santi e le madonne vengono ora invocati, ora maledetti, ora richiesti, ora adorati. All’arrivo infatti lunghe code alla raccolta di firme per cambiare la denominazione del Monte della Madonna in Monte delle Madonne o delle Sarache!
100Jaq, frastornato dall'imperativo categorico di StoppaRO "segui la lepre sempre e comunque!!!", vede la lepre fermarsi coi crampi e si ferma pure lui per rianimarlo, incapace di proseguire solitario. Le mani salvifiche dell'eroe aponense dopo aver resuscitato Beep Beep in quel di Padova, compiono l'ennesimo miracolo, in questo caso "mariano", e rivitalizzano la lepre che porta 100Jaq a chiudere in posizione numero 300 con un tempo di 6 ore e spiccioli, dove gli spiccioli son proprio quei secondi preziosi sacrificati sul quadricipite del leprotto inesperto.
StoppaRO chiude 408° in 6h54'33", migliorandosi di quasi 40 minuti rispetto all'anno scorso, ma perdendo anche quest'anno il risotto ai bruscandoli del Vecchio Tram. Beep Beep compie un mezzo miracolo intanto perchè è arrivato sano e poi perchè riesce a recuperare quasi l'intero divario con StoppaRO, con un rash finale degno del miglior "potro". La conclusione sul traguardo con salto mortale carpiato da fermo ruota lato dx, ruota lato sx e corsa di 20 metri sulle mani fa meditare sull'enorme serbatoio di energie che l'atleta legnarese aveva ancora a disposizione al traguardo: sarà veramente l'anno della Marathon des Sables?
Chiudono in 466a e 467a posizione i gemellini della corsa Tergat e Borelj, probabilmente nella speranza di evitare di perdersi l'un l'altro, dopo aver perso quasi ogni cosa nella mattinata prima della corsa.
Il tifo, all'arrivo dei nostri sul traguardo, è degno della cornice di Anfield Road; nella ressa generale nessuno però perde il lume della ragione e ogni cabernet atleta corre subito verso gli integratori, ovviamente a base di luppolo, per recuperare immediatamente dallo sforzo enorme compiuto. Successivamente si cerca di integrare i liquidi persi con delle bocce di buon Cabernet da 5 litri. Il solo StoppaRO corre un gravissimo rischio: la direzione atletica del gruppo scambia gli integratori di due cabernet e recapita nelle mani del presidente una Weitzen cui egli è notoriamente allergico. Fortunatamente il Cabernet abbondante ingurgitato nei secondi seguenti, funge da siero antivipera ed elimina ogni possibile effetto negativo.
E la festa non può che continuare per ore e ore allo stand dei Cabs, con dosi sovrabbondanti di insaccati, formaggi, paste fredde, torte di cioccolato, torte delle nonne, delle zie e dei consuoceri, uova di pasqua il tutto irrorato da un 20-30 litri di buon Cabernet; la premiazione dei vincitori della corsa che si svolge lì affianco non può che passare in secondo piano. Gli atleti concorrenti guardano stupiti, a volte con occhi malfidenti, lo spettacolo offerto dai nostri, ma i numeri parlano chiaro: la classifica degli umani alla TCE si è tinta di color giallo-zucca.
E tutto il resto è noia.