Pubblicato il Calendario Corse Cabernet Runners !!!!

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10 marzo 2009

Alla marcia dea Gaina volano tutti un po’ basso

I “Cabernetoneti” si nascondono correndo ad orari diversi. Caruso rientra me nessuno se ne accorge: dov’è finito lo spirito di gruppo?

La marcia dea Gaina padovana di Caselle di Selvazzano si inserisce assieme alla “Quattro salti con le rane” di Legnago, a quella dei “Maroni” di Teolo e a quella del “Vin Friularo” di Bagnoli, in quella serie di corse che, ricordando e promuovendo la gastronomia e le tradizioni agricole locali, aiutano la popolazione a conservare e perpetuare abitudini e pietanze, custodendone valori e aromi originari. I Cabernet Runners sin dal loro appellativo abbracciano questo progetto a tutela della gastronomia locale.
A che giovano allora comportamenti di rifiuto quali quelli di Beep Beep Beordo a Tribano, che ha costellato quasi completamente i 30 km del percorso di segni gastro-enterinali per esprimere palesemente il suo NO alla presenza dei celebri “biscottini della nonna” ai rinfreschi?
A che giova polemizzare con i locali sull’assenza di WC chimici, quando la natura mette a disposizione il tradizionale “campo”, ricettacolo attivo di ogni donazione umana?
La marcia dea Gaina richiedeva un’inversione di rotta che purtroppo non c’è stata.
Si può forse tacere della tecnologia introdotta da Caruso per portar con se il resto in moneta dell’iscrizione? Pura cacofonia che distoglie i corridori dalla simbiosi con madre natura e dall’ascolto dei messaggi del proprio corpo. Roba che nemmeno le plasticone dei porta-occhialini della piscina arrivavano a tanto.
E che dire del trans-fugo Bottoni che all’invito genuino e generoso del compagno di corsa “Vuoi un po’ di alette pure tu?”, ha risposto con un sonoro “Mi vien da vomitare”, nel tentativo di emulare le negative gesta del campione di Pettorazza?
Non aiutano nemmeno le partenze scaglionate, degne di quelle dei weekend ferragostani, con i principali atleti del gruppo, Borelj, Tergat e Beep Beep, che decidono di non misurarsi direttamente tra loro, giocando a carte coperte e percorrendo distanze differenti.
Lo stambecco di Legnaro si misurava sui 12 km come seduta defatigante del giro della Grande Guerra, quella che lui stesso combatté e dove perse l’uso del tendine della spalla destra. Un Beordo rilassato, sicuro di sé e delle sue recenti performance a piedi, in bici, sugli sci, a cavallo, sulle ciaspe e sui carboni ardenti (il famoso esathlon moderno).
Gli altri due rivali per l’ambito titolo di Cabernetoneta più veloce invece si testavano sui 24 km sperimentando la corsa ipoglicemica,ultima scoperta del professor Ferrari per aumentare le prestazioni aerobiche, esperimento accantonato brillantemente al primo rinfresco con una colossale abbuffata di fette biscottate con nutella.
Ma anche in questo caso un moto di ribellione sorge dal profondo di chi vi scrive: non garantiva maggior agonismo e in definitiva una miglior performance il consueto rutto collettivo di gruppo prima della partenza, vera e propria haka dei marciatori del tempo che fu?
Nel più completo anonimato il rientro alle attività di Caruso, digiuno dalle corse dalla marcia di Peraga del 6 gennaio, che piazza un buon tempo (1h1’) sui 12 km, lasciando intuire che gli ozi toscani hanno ridotto la sua autonomia sulla distanza ma non hanno blandito la sua falcata rotonda e ariosa.
Unico testimone di tale prestazione l’inossidabile e anche ingombrante a livello di circonferenza del bacino Gelindo Bottoni. Una sicurezza il suo cambio di passo nella seconda parte di gara: fiato da vendere, grasso da sciogliere, chili da smaltire, capelli da riportare.
Si rientrerà alle attività con la Belluno-Feltre e un pizza-party che finalmente restituisce convivialità e tasso alcolico sopra al minimo sindacale, ma con uno Stracandido Cannavò in meno. Lui che ispira da sempre la penna del sottoscritto si sarebbe sicuramente unito al desco di questi atleti, ricordando le gesta eroiche dei loro grandi predecessori alla corsa del Passatore, tanto quanto avrebbe fatto ottima compagnia a Stopparo a metà di una maratona per una paglia e un quartino, ammirando scorrere sulla strada con sereno distacco le membra sudate degli altri più banali corridori.

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